Il mercato mondiale degli smartphone pare essere ballerino. Qualche settimana fa i primi dati di Gartner in merito facevano ben sperare: nel primo trimestre del 2016 c’è stata una la crescita del 3,9 per cento rispetto agli ultimi tre mesi dell’anno passato. Adesso nuove cifre (delle stime) gettano un’ombra sulle vendite dell’intero anno in corso. Secondo la società internazionale di consulenza IDC, nel 2016 le vendite di smartphone aumenteranno, ma solo del 3,1 per cento – anziché del 10,5, come è successo lo scorso anno, o 27,8 come nel 2014.
La notizia non è del tutto negativa – intendiamoci – ma fa riflettere. Le cause di questa decelerazione possono essere diverse. Ad esempio è probabile che nei paesi economicamente più sviluppati il mercato sia ormai del tutto saturo o che comunque il tasso di sostituzione dell’apparecchio non sia così alto da portare gli utenti ad acquistare un nuovo smartphone ogni anno. Ma potrebbe anche esserci una flessione nei paesi emergenti, come ad esempio la Cina. Qualche mese fa infatti IDC aveva fatto una stima diversa per l’intero 2016, ma ha dovuto correggere il tiro: dal +5,7 si è passati al +3,1 per cento.
Insomma nei grandi mercati il numero di smartphone venduti cresce, anche se più lentamente: in Europa, Stati Uniti e Cina, quest’anno ci sarà una crescita ad una sola cifra, mentre addirittura Giappone e Canada vedranno una flessione rispettivamente del 6,4 e 6,9 per cento.A dominare il mercato degli OS per smartphone, come sempre, è Android. Ormai il sistema operativo del robottino verde primeggia: l’anno scorso l’81 per cento del mercato era suo, una cifra che nel 2016 potrebbe salire di 2,7 punti (anno su anno) per arrivare poi nel 2020 a oltre l’85 per cento del mercato. Agli altri competitor resterebbero davvero le briciole. Pare che persino Apple sulla lunga distanza (nel 2020) dovrà accontentarsi di un 14,5 per cento su scala globale. Il che comunque non sarebbe un problema, dal momento che la casa di Cupertino riesce comunque a ottenere sempre notevoli margini dalla vendita del singolo apparecchio.
Però i mercati iniziano a titubare, dal punto di vista finanziario qualcosa inizia a scricchiolare: le stime sulla quantità di iPhone che saranno venduti negli anni 2016, 2017 e 2018 sono state riviste al ribasso – anche se di poco – e questo ha portato a un conseguente ridimensionamento dell’EPS (utile per azione) previsto. Il valore delle azioni in poco tempo è sceso da 136 a 124 dollari. Non è il caso di drammatizzare, ma la situazione è di certo insolita per un’azienda che ha visto negli ultimi anni una crescita esponenziale.
Di questa debacle più o meno temporanea potrebbero approfittarne i diretti competitor. Samsung in primis – che pur essendo sempre il primo produttore mondiale – potrebbe rosicchiare altre utili piccole fette di mercato, ma anche Huawei. L’emergente cinese si chiara già pronto per aggredire l’azienda diretta da Tim Cook, facendo leva soprattutto sull’innovazione. Secondo Richard Yu – l’amministratore delegato dell’azienda – per scalzare Apple e Samsung dalle loro posizioni basteranno altri 5 anni appena. Nel 2015 le sue vendite sono cresciute del 73 per cento fino a raggiungere il valore complessivo di 20 miliardi di dollari. Il lavoro iniziato, insomma, pare che sia già a buon punto.
E poi non bisogna dimenticarsi degli altri player cinesi, come Xiaomi e Oppo – che ora si trovano in quarta e quinta posizione nella classifica dei top brand, ma che hanno mire simili. E Lenovo che probabilmente arriverà a vendere i propri device a prezzo di costo pur di aggredire le quote di mercato di tutti gli altri concorrenti.
Tornando ai sistemi operativi, possiamo affermare con tranquillità che Windows Phone ha sostanzialmente perso la sua battaglia: quest’anno vedrà ridursi sensibilmente la propria quota di mercato nel mercato degli smartphone, per il 2016 IDC stima un misero 0,8 per cento, ossia una riduzione superiore al 60% (anno su anno). Questo significa che è destinato a sparire dalle scene. Una vera débâcle, e Microsoft ha già mostrato di volersi concentrare su altro (desktop, notebook, tablet, realtà virtuale e gaming). I dati sul sistema operativo di BlackBerry, su SailfishOS di Jolla e su altre soluzioni per sistemi mobile non sono nemmeno pervenuti – questo a testimonianza di quanto ormai siano irrilevanti nel panorama complessivo.
Per i tablet invece la situazione è diversa e più complessa. Il 2016 si chiuderà con una contrazione del mercato del 9,6 per cento, se comparata con i valori dello scorso anno. Per di più le cose non miglioreranno nemmeno nel 2017. Sempre secondo le stime di IDC, però, ci sarà una ripresa ma bisognerà attendere almeno il 2018. Anche in questo caso è probabile che il mercato sia arrivato ad una veloce saturazione, per di più va tenuto conto che questo tipo di dispositivi a tavoletta potrebbe avere un tasso di sostituzione molto più lungo di quello degli smartphone o comunque molto simile a quello dei notebook o dei PC desktop.
Una ripresa seria, comunque ci sarà ma bisognerà attendere un bel po’: IDC stima che il mercato dei tablet arriverà a oltre 100 milioni di unità ma solo nel 2020. Tra l’altro subirà anche una trasformazione. Probabile che gli utenti mostrino sempre più interesse per quei modelli definiti “detouchable”, ossia per i tablet che presentano uno schermo e una tastiera scollegabile. In altre parole, quando i tablet diventeranno delle macchine davvero complete e potenti (e manca davvero pochissimo) allora gli utenti in massa inizieranno a prendere in considerazione il loro acquisto, come sostituzione per le vecchie macchine che hanno sulla scrivania – anche se questo non è vero per tutti gli utenti e per tutti i mercati.
Ad esempio, nei paesi emergenti c’è una grossa predilezione per i tablet super economici e dalle prestazioni di basso-medio livello. Anche perché – ricordiamolo – nei paesi a basso reddito l’unico computer che una persona possiede spesso è un dispositivo smart con piccolo schermo, sia esso un tablet o uno smartphone.
Per quanto riguarda la divisione del mercato dei tablet in base ai sistemi operativi, la situazione è ben diversa da come uno potrebbe immaginare. Nel 2015 Android dominava il settore dei tablet definiti “slate” (quelli senza tastiera) con una quota di mercato pari al 72 per cento. Dal 2016 al 2020 pare che la situazione resterà pressoché stabile, con iOS e Windows giocarsi il restante 25 per cento circa della torta. Non è così però per i tablet con tastiera scollegabile: qui è Windows che nel 2015 ha prevalso – ovviamente attraverso la sua linea Surface – detenendo il 70 per cento del mercato, una quota che però si ridurrà al 49 entro la fine del 2016. Poi nel 2020 ci sarà un piccolo rimbalzo: guadagnerà altri 2 punti percentuali, lasciando ad Android e iOS rispettivamente il 20 e il 29 per cento del mercato.
Nicola Bruno – Punto Informatico